Fare filosofia con i bambini, Ippolita Bonci Del Bene: “Farsi domande è una capacità che va allenata e non è un esercizio immediato”

Lei è Ippolita Bonci Del Bene, studiosa di filosofia ed esperta di pratica filosofica con i bambini. A “PAGINEaCOLORI” ha tenuto un seguitissimo laboratorio intitolato “Basta un soffio di vento e … via!”, l’ultimo del ciclo degli incontri domenicali che si sono tenuti a novembre. Una “palestra del pensiero”, dove oltre 20 bambini condotti abilmente da Ippolita, attraverso gli albi illustrati, hanno avuto l’occasione di stare insieme e di avviare conversazioni filosofiche intorno a grandi domande.

“Inizialmente i bambini sono stati un po’ spiazzati dall’impostazione del laboratorio”, ci dice al telefono l’esperta di pratica filosofica: “Farsi domande è una capacità che va allenata e non è un esercizio immediato. Poi si sono sciolti e hanno capito. Ne è nata una bellissima esperienza, partendo dagli spunti offerti dagli albi illustrati”. Fare filosofia con i bambini non è una storia della filosofia. “Si allena un approccio usando gli strumenti della filosofia attraverso la lettura di un testo, che funzioni da punto di partenza per porsi delle domande, da cui poi avviare un dialogo e una discussione per pensare qualcosa di nuovo”, spiega Ippolita.

Nel suo lavoro, che si concentra in modo particolare nelle scuole dell’infanzia e della primaria, gli insegnanti hanno un ruolo importante. “La loro collaborazione è indispensabile e quasi sempre hanno la capacità di mettersi di lato per lasciarmi lavorare”, aggiunge la studiosa di filosofia che poi sottolinea come i bambini pensino tanto e si facciano molte domande ma non siano soliti farlo tra i banchi: “Sono più abituati ad apprendere e ad avere una linea già tracciata. L’attività di filosofia serve proprio ad uscire da questo schema. Le soddisfazioni più grandi sono quando vedi che hanno pensato a qualcosa di nuovo, di diverso dall’inizio, – un cambio di pensiero – e il riscontro affettivo nei miei confronti al termine dei laboratori, come un sorriso o un abbraccio”.

Una domanda “inevitabile” sul vento conclude la chiacchierata telefonica con Ippolita: “A cosa lo associo: all’immaginazione che è in ognuno di noi”.

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