Leggere è un po’ legare

Grande successo di pubblico alle videoconferenze di PaC, venerdì 20 novembre l’invito a raccontare al Festival PAGINEaCOLORI la storia della casa editrice Rrose Sélavy è stato raccolto da Beniamino Sidoti, già nostro graditissimo ospite nelle passate edizioni.

Sidoti ha narrato come la casa editrice, nata nel 2012 grazie all’intuizione, le capacità e l’ostinazione di Massimo De Nardo -in dialogo continuo e costante con la sua compagna Chiara e con Paolo Rinaldi, grafico – sia oggi un’importante eredità da gestire, dopo la comparsa di De Nardo.

Rrose Selavì nasce a Tolentino, dove Massimo lavorava come pubblicitario. Fondò prima una rivista, quindi la casa editrice: una casa editrice che oggi è definita attraverso i libri che pubblica e che ha ricevuto il premio Andersen nel 2014 e il premio Edito-Re 2015 come migliore editrice per ragazzi.

 Il nome Rrose Sélavy è un omaggio allo pseudonimo del dadaista Marcel Duchamp. Anche nel catalogo ci sono omaggi continui a Duchamp: il Quaderno quadrone e Il grande vetro vengono dalle sue opere. Il gusto per i giochi di parole è una delle caratteristiche proprie di Massimo De Nardo, che come autore aveva uno stile colto, ironico, elegante e un po’ guascone.

La casa editrice inizia la sua storia chiamando a raccolta autori che non avevano mai scritto per ragazzi: Arminio, Bartezzaghi, Lucarelli, Lipperini, compagni di strada del progetto che firmano per la prima volta testi per bambini.

L’intento e la grande intuizione di De Nardo è fare dei libri con sapienza artigianale in maniera assolutamente eccentrica.

Man mano ai vecchi amici si aggiungono autori famosi per ragazzi: Carminati, Piumini, Silei. Accanto a questi, tanti illustratori attivi nella letteratura illustrata, molti dei più grandi in Italia: Folì, De Conno, Papini, Maggioni.

Il formato quadrato, una vera rarità nel marcato, è orgogliosamente eccentrico. 

Rrose Selavì parte da zero e non somiglia a nessun’altra. 

Perchè Sidoti ha scelto come titolo del suo intervento “Leggere è un po’ legare?

Perchè Massimo voleva che ogni libro fosse un nodo, che avesse al suo interno una tale forza che da ogni nodo si potesse costruire un arazzo, un tappeto, una trama, l’intreccio di più piani così che la storia finale fosse legata a più piani di intrecci diversi.

Quello di Rrose Sélavy è un catalogo costruito per nodi, con temi che si rincorrono e si intrecciano, seguendo una storia, che altra non è che la storia di tutti noi.

 

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