La magia del teatro, Di segno in segno

Perché’ i bambini devono sempre andare a letto anche se non hanno sonno? Perché esiste la notte e il giorno? Cosa c’è oltre il cielo?

Tutto inizia da una finestra che si apre per la prima volta di notte, che altro non è che il pretesto per cercare di gettare uno sguardo sul mondo e diventa quasi raccontare una fiaba, una storia “fantastica” ma allo stesso tempo molto reale.

Vania Pucci racconta questa storia dal palco, con una lavagna luminosa sul fondale dove si formano linee, segni, disegni, immagini, disegnati dal vivo da Adriana Zamboni. 

Vania, raccontaci da cosa nasce il tuo spettacolo.

Lo spettacolo è nato tanto tempo fa, nel 1998, con l’idea era di fare uno spettacolo per i piccoli che fosse pieno di colori e fantasia. In quel periodo stavo giocando con la lavagna luminosa, ancora utilizzata a scuola dalle insegnanti per fare piccole cose. Ho scoperto subito che la lavagna poteva diventare uno strumento molto creativo, disegnando e lavorando su luce e colore. 

Sono partita dal Big Bang per poi passare DI SEGNO IN SEGNO a raccontare i misteri del mondo. Dopo tanto tempo, potrebbe sembrare uno spettacolo preistorico, ma in realtà  era molto innovativo, una scoperta, una delle prime volte in cui si utilizzava l’immagine disegnata in diretta a teatro per raccontare storie. E oggi, con computer grafica e immagini digitali così diffuse, così ben precise e tecnologiche, il segno che si forma, l’inchiostro che si espande e diventa altro, diventa immagine e personaggio, è MAGIA pura e per questo bambini e adulti si perdono ad ammirare questo disegnare in diretta.

A chi è rivolto lo spettacolo?

Lo spettacolo è rivolto a bambini ma anche agli adulti che con i bambini hanno voglia di condividere un’esperienza e un’emozione. Non importa che i bambini capiscano tutto, il mio corpo interagisce con i disegni in scena. Le immagini raccontano la storia insieme a me.

Come possiamo aiutare i bambini a gettare uno sguardo sul mondo…senza uscire?

Un modo è quello di raccontare storie, di non smettere mai di giocare con i ragazzi e di inventare storie, di leggere, far vedere film, di valore certo. Ma soprattutto è importante non  lasciarli mai soli nel tempo del vedere ed dell’ascoltare, c’è certo un tempo in cui i ragazzi possono stare soli, ma c’è un tempo in cui è molto bello condividere. Questo può aiutarli tantissimo a scoprire il mondo, soprattutto quando non abbiamo la possibilità di osservare dal vivo il cielo, le piante e gli animali, scoprire il mondo attraverso il racconto degli altri si esalta la sua bellezza e la sua complessità.

Come vivi tu i “legami” che danno il titolo al Festival?

I legami hanno per me un senso positivo, amo moltissimo il legame tra pubblico e attori, legame che certo in questo momento viene meno. 

Mi manca invitare i ragazzi sul palco a ripercorrere alcuni aspetti dello spettacolo in maniera giocosa, senza svelare il mistero magico del teatro.

Cerco sempre questo legame, questo rapporto tra platea e palco. Un’altro legame importantissimo è con le passioni, le cose che ami, per me il legame più forte è quello con le storie, con i racconti, fin da bambina la fantasia mi portava in viaggi fantastici da cui facevo una gran fatica a tornare indietro!.

Il legame che ci dà un senso è il legame con il mondo, le persone che amiamo, gli animali, un legame speciale.

E nel loro senso opposto di limiti?

Forse posso pensare al legame come un limite che ti costringe a stare in determinati posti e situazioni. Ma per stare bene, basta accettare e trovare sempre lo spazio per altro. Io credo che si possa fare tantissimo, l’unico limite è quello dell’energia che si ha per fare le cose! Dobbiamo volerci bene per avere l’energia necessaria per tutto. C’è tanto: tanto da fare, tanto da scoprire, tanto da leggere, tanto da viaggiare!

Un viaggio emozionante che ha incantato gli spettatori del Festival PAGINEaCOLORI. Grazie mille a Vania e Adriana per la loro magia.

 

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