Rino Lombardi e il Magazzino dei Venti, un piccolo grande museo che racconta della bora, della forza del vento e di tutto il suo immaginario

“Tutto comincia da un piccolo souvenir”. Non è l’inizio di una favola ma di una bella storia. Quella di Rino Lombardi e del suo Magazzino dei Venti, lo spazio del vento e della fantasia che si trova a Trieste, in via Belpoggio. Raggiunto al telefono, dopo la sua partecipazione a “PAGINEaCOLORI”, Rino ci racconta della sua esperienza al festival e di come è nato il Magazzino dei Venti, primo nucleo di quello che sogna di diventare il grande Museo della Bora.

“L’idea nasce un po’ per gioco nel 1999 – dice -. Realizzo la “bora in scatola”, un souvenir- esperimento ma, ci tengo a precisare subito, niente di originale perché di arie turistiche ce n’erano già tante… È originale quello che è venuto dopo! Partendo da qui, scopro il grande interesse nei confronti di questo tema e di quanto il famoso vento della mia città, non fosse mai stato celebrato come si doveva. Ma quella scatola era troppo piccola per contenere la forza di questo vento e di tutto il suo immaginario”.

Grazie alla complicità di alcuni amici nasce l’associazione Museo della Bora che, nel 2004, apre il Magazzino dei Venti. “Questo spazio creato dal nulla è un inizio per arrivare in futuro a un grande Museo della Bora – afferma Rino -. Ma esso stesso è diventato un’attrazione recensita e censita da giornali e guide, in Italia e all’estero”.

Per il momento, in una dimensione raccolta, è possibile conoscere tutto sulla bora, sfogliare i libri di autori contemporanei e del passato che hanno citato questo famoso vento e scoprire materiali multimediali e curiosità eoliche provenienti da ovunque. “Il museo è aperto a tutti – sottolinea l’ideatore -. L’importante è che siano mossi dal vento della curiosità, perché il gioco è un aspetto essenziale della visita al magazzino”.

L’incontro con il pubblico del festival è stata anche l’occasione di mostrare il ruolo essenziale del vento nella storia umana. “Ho citato la torre dei venti di Atene, i mulini, le torri del vento persiane usate per mitigare il caldo all’interno degli edifici – afferma Rino -. E ho cercato di far rivivere attraverso slide, strumenti, curiosità come le immagini delle corde della bora o di due santons provenzali, statuine di argilla dei presepi, con mantelli “mossi” dal vento, alcune delle esperienze che si vivono nel piccolo museo triestino. E alla fine con le persone presenti abbiamo realizzato delle girandole con i fogli colorati messi sulle sedie. Perché gioco, scienza e fantasia sono aspetti inscindibili dal vento”.

Al termine della chiacchierata gli chiediamo una considerazione sulla sua Trieste, una città che per la sua posizione geografica e per la sua storia è sempre stata crocevia di varie culture. “Sta recuperando gradualmente una propria centralità – conclude Rino -. Se la prima guerra mondiale ha inflitto un colpo pesantissimo, in questi ultimi anni Trieste sta ritrovando un suo ruolo in vari settori: penso al porto, alle scienze, alla letteratura. Inoltre, il recente ingresso nell’Area Schengen della Slovenia e quello prossimo, a gennaio, della Croazia rappresentano una grande occasione per la crescita culturale e sociale della città e dell’Europa”.

Il colloquio con Rino scivola via veloce. I minuti passano in fretta e si starebbe ad ascoltarlo per ore. La sua vitalità e la sua voglia di fare sono prorompenti come le raffiche di bora.

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